Il racconto poliziesco, che in occidente nasce solo nel 1841, col signor Dupin di Poe, precursore di Sherlock Holmes, in Cina ha un’origine molto più antica risalente all’undicesimo secolo. E non è una tradizione solo ascrivibile solo vagamente al poliziesco, ma è un genere distinto, fatto di narrazioni di delitti enigmatici, risolti da un investigatore non casuale.
Gli strani casi del giudice Li fu scritto alla fine della dinastia Qing edito nel 1902 e nel 1908.
Lo scrittore che si firma Xihong “letterato a riposo” è uno pseudonimo dal quale non è stato possibile risalire alla sua vera identità.
Li Bingheng, il personaggio storico su cui fu modellata la figura del giudice Li, era un personaggio molto conosciuto che si era distinto nella guerra sino-francese del 1884. Era un esperto di arti marziali, usava abilmente le doppie sfere volanti incatenate e non c’era rivale che potesse reggere il confronto. In qualità di alto funzionario aveva subito un’onta intollerabile quando era stato rimosso dalla carica di governatore dello Shangdong su richiesta dell’ambasciatore tedesco in seguito ad un incidente a sfondo religioso tra missionari tedeschi e popolazione locale nel 1898. Così, quando scoppiò la risvolta dei Boxer, fu il primo a rispondere all’appello di aiuto contro gli aggressori stranieri. Arrivò a Pechino alla fine del luglio del 1900 e venne subito nominato comandante supremo delle truppe settentrionali. Il nove di agosto guidò all’attacco i suoi uomini e fu sconfitto. Da patriota vecchio stampo quale era si suicidò e la sua fine non sarebbe stata poi così infamante se, all’indomani della loro vittoria, le potenze occidentali non avessero insistito affinché venisse postumamente privato di tutti i titoli onorifici guadagnati nel corso della sua lunga carriera, trasformando nel giro di pochi giorni un eroe nazionale in un reietto che non si poteva neppure nominare.
Capitolo V
Dove nella fretta una testa scompare misteriosamente
E i passeggeri al mattino scoprono un furto stupefacente
Nel capitolo precedente abbiamo raccontato di come fosse ormai il crepuscolo quando Li si imbarcò. Dal momento che la barca procedeva contro vento e contro corrente, i barcaioli la trainavano a riva. Li, stanco per il lungo cammino, si addormentò profondamente non appena appoggiò il capo sul guanciale. Si svegliò nel cuore della notte per un improvviso mal di pancia e si alzò per andare a liberarsi l’intestino. La barca era ferma; lungo la riva era tutto un canneto, il paesaggio era desolato, privo di tracce umane. Il cielo brulicava di stelle, che si riflettevano sull’acqua, tremolanti tra i flutti. I barcaioli dormivano alla rinfusa sul ponte, distesi su stuoie di bambù. Li si accoccolò tenendosi al parapetto e defecò. Il timoniere, che dormiva, si svegliò si mise a sedere e si accese la pipa.
Dove siamo? – chiese Li – Perché ci siamo fermati?
Questo posto si chiama Ba Mingdang. Più avanti, dove si allarga il fiume, è una zona infestata dai briganti. In tempi caotici come i nostri, chi avrebbe il fegato di viaggiare di notte? Bisogna spettare che faccia giorno e arrivino altre barche per avere il coraggio di andare avanti.
Mentre stanno parlando, all’improvviso udirono un rumore provenire dal cassero del timone, come di un suono che cadesse in acqua, e ne furono entrambi molto sorpresi. Li si allacciò le mutande in fretta e si tirò su per vedere che cosa succedeva, ma non si sentiva più nessun suono, se non il russare dei passeggieri.
Ci sono parecchi fantasmi da queste parti, che vengono fuori a notte fonda. Aspettiamo che faccia giorno – e con queste parole il timoniere si rimise a dormire. Li rientrò nella cabina dove tutti dormivano saporitamente, ma non riuscì a riaddormentarsi. All’alba udì il timoniere che ordinava ai mozzi di far ripartire la barca. Dal sorgere del sole avevano percorso una ventina di li, il fuoco per preparare la colazione era stato acceso dietro il timone. Li si alzò a sedere: una gran parte dei passeggieri stava ancora dormendo. Le persone cominciavano a svegliarsi, una dopo l’altra, solo dopo che i barcaioli cominciarono ad urlare che l’acqua per lavarsi era stata scaldata e che se la venissero a prendere. Il capitano apri le porte della cabina per farvi entrare la luce. Mentre si vestivano e si strofinavano gli occhi, un passeggero, nella parte centrale della cabina, si mise improvvisamente ad urlare: – Incedibile, davvero incredibile! – Saltò su tutto agitato e continuò ad urlare: – Incredibile, da non credere, correte tutti a vedere, presto! – Gli altri, udendo le sue urla e vedendolo così agitato, si mossero in massa verso di lui, che indicava l’uomo ancora sdraiato al suo fianco: – Venite tutti a vedere, svelti! Come mai ‘sto qui non ha più la testa?
Diventarono tutti terrei dallo spavento: i più codardi si sentirono venir meno le ginocchia e rimasero paralizzati mani e piedi, i più coraggiosi invece si fecero avanti per dare un’occhiata. C’era il corpo, ma dove era mai finita la testa? Il guanciale e il materasso erano inzuppati di sangue fresco. Il capitano, udendo le urla, si precipitò nella cabina e a questo spettacolo rimase imbambolato come un allocco, senza riuscire a spiccicare una parola. Li capì subito che la vittima era il giovane di nobile aspetto: anche se non aveva più la testa, lo si poteva riconoscere dagli abiti. Un passeggiero anziano disse al capitano: – Il destino degli uomini è deciso dal cielo, questo fatto non è una bazzecola! Perché non trovi una soluzione, invece di startene li impalato, con questo sguardo da pesce lesso?!
Il capitano rispose in lacrime: – Abbiate pietà di me, vi supplico. Come posso porre rimedio a una simile sciagura? – e scoppiò in un pianto disperato.
Piangere non sere a niente – intervenne Li – piuttosto sai come si chiamava questo individuo e se era di queste parti o uno straniero?
Su questa barca c’è sempre un viavai di gente, come faccio a sapere nome, cognome e indirizzo di tutti?!
Dove ci troviamo adesso?
A Maojiawan – rispose il capitano dando un’occhiata fuori.
E sotto quale giurisdizione siamo?
Sotto quella del distretto di Shimen.
E’ tanto lontana?
Solo una ventina di li, povero me! Non voglio andare in tribunale, non ne uscirei vivo!
E come facciamo a risolvere la situazione se non andiamo in tribunale?
Non agitiamoci troppo – intervenne il passeggiero anziano – Per prima cosa, porta la barca a riva e facci scendere. Chi vuol rimanere a bordo a fare la guardia ad un morto?
Il capitano non riusciva a parlare dall’angoscia e suscitò la pietà di Li, che esclamò: – Certo nessuno di noi vuole andare a ficcarsi nei guai, ma non possiamo neppure lavarci le mani della disgrazia in cui ci siamo imbattuti oggi. Come dice il proverbio, siamo tutti sulla stessa barca. Da dodici che eravamo ieri sera siamo rimasti in undici; non c’è altro modo che andare a fare la denuncia in tribunale, se vogliamo capire in che modo è morto quest’uomo. In tal caso, non potremo fare a meno di fare una deposizione anche noi. Non ci considereranno di certo tutti responsabili della sua morte! Dal momento che un’indagine è necessaria, dobbiamo assumerci insieme questo incarico. Se solo uno di noi andasse a sporgere denuncia, il magistrato lo tartasserebbe di domande e si convincerebbe che è lui il reo, in quanto avrebbe di sicuro qualche difficoltà a rispondere in modo esauriente alle domande del giudice. Se poi posiamo avere la sfortuna di avere a che fare con un ufficiale ottuso, la catastrofe sarebbe inevitabile e il vero colpevole non verrebbe arrestato. L’esperienza dell’anziano signore è di sicuro molto più grande della mia, in fondo non sono che un giovane inesperto. La prego di riflettere sulle mie parole e di trovare una soluzione appropriata.
Il tuo ragionamento è assennato, ma se andiamo a fare la denuncia, verremo considerati tutti correi e nel corso dell’interrogatorio non saremo in grado di rispondere ad una domanda su tre. Non sarebbe andare a ficcarsi nella tana del lupo? Ieri sera nessuno ha proprio sentito nulla? E tu che gli stavi fianco a fianco, davvero non sai niente?! – Eh già!
Le disgrazie piovono dal cielo come un fulmine ciel sereno, turbando anche un immortale.
Da “Gli strani casi del giudice Li”
Autore Xihong
Edizione Sellerio editore Palermo
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